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UCRAINA

MERCATO AGROALIMENTARE: BREVE INTRODUZIONE

L’attuale Repubblica dell’Ucraina nasce il 24 agosto del 1991 dopo il disfacimento dell’Unione Sovietica. Un golpe militare mal organizzato e ancor peggio diretto dalle ali più oltranziste del Partito Comunista Sovietico e dei Servizi di Sicurezza che avevano destituito il Presidente Gorbaciov, fallì miseramente grazie alla ferma opposizione del leader russo emergente Eltsin, della popolazione di Mosca che scese in piazza sfidando i carri armati e della gran parte dell’Esercito che non aderì al tentativo di colpo di Stato. La conseguenza fu il definitivo scioglimento dell’Unione Sovietica e l’indipendenza di tutte le repubbliche che formavano l’ex impero sovietico, compresa l’Ucraina.
Da allora il paese ha avuto rapporti spesso molto tesi con la Russia, sia per ragioni di carattere politico, dovute all’avvicinamento dell’Ucraina all’Unione Europea e alla NATO, l’organizzazione militare dei paesi occidentali, sia per ragioni di carattere economico. La Russia è il principale fornitore di risorse energetiche, gas e petrolio per l’Ucraina che però periodicamente ha difficoltà a pagare le forniture, sia per tensioni di carattere etnico tra la forte minoranza russa presente entro le frontiere ucraine (il 18% della popolazione è di etnia russa) e i nazionalisti ucraini, talora su posizioni neonaziste, che hanno portato, negli ultimi anni, ad un conflitto a bassa intensità nelle regioni più orientali del paese e alla proclamazione, dopo un referendum popolare, dell’adesione della penisola di Crimea, al 90% abitata da russi, alla Federazione Russa.
La persistente instabilità politica, assieme alle difficoltà della transizione da un’economia pianificata a un’economia di mercato, hanno creato una situazione economica molto difficile nel paese, aggravata negli ultimi tre anni dalla strisciante guerra civile, tanto è vero che, negli ultimi anni, si è ventilata spesso l’ipotesi di un default del paese oberato da un forte indebitamento con l’estero.
L’Unione Europea ed il Fondo Monetario Internazionale sono intervenuti in vari modi a sostegno della fragile economia ucraina.
L’Ucraina era stato il paese che più aveva sofferto nel passaggio dall’economia pianificata di epoca sovietica all’economia di mercato.
Nel periodo 1991-1998 il PIL del paese crollò del 45% e soltanto dall’inizio degli anni 2000 la situazione economica cominciò a migliorare.
Analizzando la struttura dell’economia ucraina si può dire che nel settore primario, soprattutto l’agricoltura, il paese ha grandi potenzialità. La gran parte del paese è pianeggiante,il 56% del territorio è costituito da terreni coltivabili di ottima qualità. Il paese produce cereali, frumento, mais, girasoli, farro, barbabietole, carote, barbabietole da zucchero, colza, pomodori, mele, pere. Già in epoca sovietica l’Ucraina era chiamata il “granaio d’Europa”.
L’Ucraina è il primo produttore mondiale di semi di girasole e uno dei maggiori di orzo e di frumento. Il paese è o dovremmo dire, era, anche un grande produttore di vino ma la principale regione vinicola la Crimea è stata unilateralmente annessa dal 2014 alla Federazione Russa.
Una parte rilevante dei terreni agricoli in Ucraina sono cosiddetti “černozëm” (terre nere), terreni cioè ricoperti da uno strato abbondante di sostanze organiche che derivano da residui vegetali, si tratta di terreni particolarmente fertili. L’Ucraina possiede un quarto delle “terre nere” coltivabili del mondo.
Il settore agricolo subì un tracollo subito dopo l’indipendenza e il passaggio all’economia di mercato, con lo smantellamento delle vecchie aziende agricole collettive: colchoz e sovchoz. La proprietà agraria fu privatizzata tra migliaia di piccoli proprietari. A partire dagli anni 2000 l’agricoltura ucraina si è gradualmente ripresa e oggi dà un contributo importante al PIL del paese. Tuttavia nel settore agricolo ci sono ancora ampi margini di miglioramento ed efficientamento, l’elevata fertilità dei terreni coltivati se fosse accompagnata da investimenti in tecnologie, macchinari, infrastrutture, fertilizzanti, potrebbe determinare un aumento consistente dei livelli di produttività.
Inoltre, nel 2001, fu stabilita per legge l’impossibilità di cedere la proprietà della terra a stranieri e questo divieto ha impedito, o comunque limitato, la possibilità di investimenti nel settore da parte di imprenditori e aziende estere, anche se esistono forme di collaborazione o di leasing agricolo, per aggirare queste normative, ma è indubbio che questa limitazione ha rallentato la modernizzazione del settore.
Il settore primario (agricoltura, allevamento, pesca) produce circa il 9,1% del PIL.
Il paese era, sino a una decina di anni fa, sostanzialmente autosufficente dal punto di vista agroalimentare anche perché le importazioni dall’estero, per proteggere i produttori nazionali erano gravate da dazi rilevanti. Nel 2008 il paese ha aderito al WTO (l’Organizzazione mondiale del commercio) ed ha eliminato o ridotto consistentemente gran parte delle tariffe.
L’Italia esporta verso l’Ucraina soprattutto vini, siamo leader di mercato con una quota sul totale dell’import vinicolo del 29%, ma esportiamo anche caffè torrefatto, paste alimentari, olio d’oliva, formaggi.

 

 

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