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ITALIA

 

MERCATO AGROALIMENTARE: BREVE INTRODUZIONE

L’Italia ha poco meno di 61 milioni di abitanti su un territorio di circa 301.000 km quadrati. Il 26% della superficie del paese è coltivabile. L’Italia ha una grande diversità geografica-morfologica e climatica, dalle catene montuose ai laghi, dalle pianure alle zone collinari, al mare.
La popolazione residente di poco inferiore ai 61 milioni è costituita per l’8,4% da stranieri, le comunità più numerose sono in ordine: quella rumena (1.151.000 persone), albanese (468.000), marocchina (437.000), cinese (272.000), ucraina (230.000), filippina (166.000), indiana (151.000), moldava (142.000), bangladesha (119.000), egiziana (110.000) e poi tutte le altre.
L’Italia è tra i paesi europei uno di quelli con la più alta percentuale di popolazione anziana. Questo da un lato è un dato positivo, significa che mediamente gli italiani vivono più a lungo, grazie soprattutto a una dieta più sana e a condizioni climatiche e di vita e servizi sanitari mediamente buoni, ma da un altro punto di vista è un dato negativo, i tassi di natalità sono bassissimi, tendenzialmente negativi e questo fatto ha, nel medio-lungo periodo, effetti negativi sulle prospettive di sviluppo economico e sociale del paese.
Il PIL pro capite italiano è oggi attorno ai 27.000 Euro annui, ma il paese non ha ancora recuperato i livelli di reddito del 2008. La crisi del 2008-09 prima e la seconda ricaduta nel periodo 2012-13, in connessione con il famigerato “governo Monti” che avrebbe “salvato” il paese dal precipizio ricacciandolo in una recessione economica ancora più profonda, hanno determinato una caduta complessiva del PIL di 10 punti percentuali, un aumento della disoccupazione, un aumento consistente del debito pubblico, la scomparsa di migliaia di aziende, la desertificazione industriale di interi territori, una caduta della produzione industriale del –25%, un dato superiore addirittura alla caduta della produzione industriale che l’Italia ebbe durante la Seconda Guerra mondiale! I governi di centro-sinistra succeduti al “salvatore della patria” sono riusciti ad invertire il ciclo economico, aiutati soprattutto dalle politiche espansive della Banca centrale europea e dalla ripresa del commercio internazionale, ma le deboli politiche economiche basate su piccoli bonus, piccoli incentivi, piccole riforme più di facciata che di sostanza, non sono riuscite a dare all’economia italiana quella scossa decisiva di cui ci sarebbe bisogno per tornare a crescere a ritmi più sostenuti.
Nonostante i danni che classi dirigenti approssimative continuano a causare a questo paese, l’Italia resta tra le prime dieci economie del pianeta e un grande paese esportatore.
Il settore agroalimentare italiano è uno dei più importanti della nostra economia e uno dei settori di punta dell’export e del cosiddetto “made in Italy”.
La grande diversità territoriale e climatica del nostro paese, tradizioni gastronomiche secolari, una grande varietà di prodotti d’eccellenza sia a livello di produzione artigianale che industriale, un sistema produttivo nei settori della trasformazione alimentare, moderno e tecnologicamente avanzato, un sistema normativo e di controlli sulla sicurezza alimentare abbastanza efficiente, hanno contribuito alla crescita del mercato agroalimentare italiano.
In tutto il mondo i prodotti agroalimentari italiani godono di grande successo e apprezzamento tanto da essere largamente imitati. Il fenomeno conosciuto come “italian sounding” lo si trova un po’ dappertutto, dai paesi europei a quelli del nord e del sud America sino ai paesi asiatici. Prodotti di produzione locali che vengono commecializzati con un nome o un packaging che ricordano o imitano quello di prodotti italiani originali. Questo fenomeno che vale diverse decine di miliardi di fatturato, che viene, di fatto, sottratto ai nostri produttori, è difficle da contrastare non soltanto in paesi con legislazioni lasche per quel che riguarda la tutela dei marchi commerciali ma persino nei paesi più sviluppati. Ora è evidente che qualsiasi consumatore messo di fronte a un autentico Parmigiano Reggiano e a una delle sue innumerevoli imitazioni (parmesan, parmesao, ecc.) probabilmente non avrebbe dubbi, ma queste pratiche commerciali scorrette, quando non si tratta di autentiche frodi, fanno breccia proprio sulla scarsa conoscenza che spesso i consumatori hanno sui veri prodotti italiani. C’è quindi molto lavoro di informazione e comunicazione che sia le aziende, sia le autorità italiane debbono fare a questo proposito per recuperare almeno in parte quei fatturati.
Il settore agrozootecnico italiano sviluppa un fatturato annuo di circa 55 miliardi di Euro (nel 2016) a cui vanno aggiunti 132 miliardi di Euro (dati sempre del 2016) dell’industria alimentare. Complessivamente il settore agroalimentare produce 187 miliardi di fatturato che rappresentano poco più dell’11% del PIL italiano. Il settore agroalimentare è il secondo più importante comparto della nostra economia dopo quello metalmeccanico.
In tutto il paese ci sono più 1.600.000 aziende che operano nel settore agrozootecnico a cui vanno aggiunte circa 7.000 imprese industriali.
Una parte importante della produzione viene esportata, nel 2016 per un valore di quasi 39 miliardi di Euro. Esportiamo latticini, formaggi, carni, vini, olio d’oliva, pasta, conserve, ma anche caffè, acque minerali, aceto, frutta, ortaggi, prodotti da forno, insaccati, ecc.
Ma l’Italia ha un ruolo importante anche nella produzione e nell’esportazione di macchine agricole e di macchinari e attrezzature per l’industria della trasformazione alimentare.
L’Italia è il primo paese al mondo per numero di prodotti che hanno ottenuto una registrazione con marchi di qualità come DOP, IGP ecc.,complessivamente per 814 prodotti.

 

 

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