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BOSNIA ERZEGOVINA

 

IL MERCATO AGROALIMENTARE: BREVE INTRODUZIONE

La Bosnia è stata uno dei più martoriati paesi che facevano parte dell’ex Federazione Jugoslava. La composizione etnica frammentata tra bosniaci, croati e serbi aveva creato negli anni Novanta, dopo il disfacimento della Jugoslavia, i presupposti per una guerra civile lunga e sanguinosa il cui emblema più tragico fu l’assedio di Sarajevo, da parte delle milizie serbe guidate dai criminali di guerra, il leader politico Karadzic e il generale Mladic. Soltanto l’intervento militare della Nato nel 1995 portò ad un accordo di pace. Da allora il paese è stato ricostruito e ha rimarginato gradualmente le ferite di quel conflitto, ma è rimasto uno dei più poveri tra i paesi balcanici.
La Bosnia è comunque un piccolo paese che si estende su una superficie di circa 51.000 km quadrati con una popolazione di poco inferiore ai 4 milioni di persone. La città principale è la capitale Sarajevo che ha circa 390.000 abitanti. Il reddito medio pro capite si aggira sui 5.000 Euro annui, il PIL cresce a ritmi del 3% l’anno ma il tasso di disoccupazione è ancora molto elevato, attorno al 2o%.
Dal punto di vista etnico il gruppo più numeroso è quello bosniaco che rappresenta il 48% della popolazione, il 37% sono serbi e il 14% croati, ci sono poi piccole minoranze di macedoni, rom, montenegrini, sloveni, ebrei, ecc.
Il paese è a maggioranza musulmano ma nonsotante ciò, a parte alcune frange estremiste, fortunatamente minoritarie, la gran parte della popolazione è su posizioni moderate e tolleranti e non è ostile al consumo di bevande alcoliche a cominciare dal vino ma nenache al consumo di carne di maiale e suoi derivati.
Il 66% del territorio bosniaco è montuoso o collinare mentre l’unica area pianeggiante è quella settentrionale della Posavina che è la principale area agricola del paese. Si tratta di territori molto fertili con abbondanza di risorse idriche ma ancora poco sfruttati in maniera razionale. C’è prevalentemente un’agricoltura di sussitenza. Le colture principali riguardano i cereali a cominciare dal mais, poi patate, piante officinali, uva, frutta e verdura.
Un’altra area agricola importante è quella meridionale di Humine nell’Erzegovina lungo le valli del fiume Neretva.
Nelle zone montuose centrali si sviluppa la produzione di frutta, soprattutto pere, mele, susine ed ortaggi e l’allevamento di bestiame.
Nell’Erzegovina caratterizzata da un clima sub mediterraneo si producono agrumi, kiwi, uva, pesche ma anche tabacco.
Il potenziale, sia agricolo, sia per quel che riguarda l’allevamento, è buono ma ancora scarsamente sfruttato. Inoltre i territori sono ancora incontaminati, grazie allo scarso utilizzo di fertilizzanti chimici e pesticidi.
Il settore dell’allevamento bovino, ovino, suino, e del pollame che era molto fiorente ha subito durante le guerre degli anni Novanta un drastico ridimensionamento con la perdita di circa il 60% del bestiame.
I settori dell’agricoltura e allevamento danno un contributo del 10% alla formazione del PIL bosniaco ma occupano il 20% della popolazione attiva.
In molte aree rurali ci sono stati, sia a causa della guerra prima, che della mancanza di prospettive e di lavoro dopo, ampi fenomeni di spopolamento e di migrazione sia verso le aree urbane interne sia soprattutto verso l’estero, particolarmente di giovani.
L’agricoltura è ancora piuttosto arretrata, basata su piccole e piccolissime aziende a conduzione familiare, scarsamente produttive, la dimensione media è sui 2-3 ettari, con incapacità di investire in tecnologie moderne, per cui si tratta di aziende che producono per l’autoconsumo o al massimo per il mercato lcoale ma non hanno capacità di proiezione commerciale.
Inoltre una parte importante, quasi il 50% dei terreni arabili, restano inutilizzati per le ragioni più varie: presenza di mine dal tempo della guerra, non ancora bonificate, migrazione della popolazione, quadro normativo incerto soprattutto a livello proprietario, alcuni di questi terreni erano di proprietà di aziende collettive nell’ex Jugoslavia e oggi non è chiara la struttura proprietaria. Diversi problemi ci sono anche a livello logistico con carenza di strade e di sistemi adeguati di stoccaggio dei prodotti.
D’altro lato invece il settore agricolo presenta anche delle opportunità grazie al basso costo sia della manodopera che dei terreni agricoli. Inoltre la Bosnia è in una posizione geografica ottimale vicino ai grandi mercati dell’Europa Occidentale.
L’apertura del paese agli scambi internazionali sta iniziando a modernizzare anche il settore agricolo ma molta strada resta ancora da fare.
La Bosnia ha sottoscritto negli anni passati un Accordo di associazione con l’Unione Europea che ha portato ad un maggior grado di apertura negli scambi commerciali e all’eliminazione di molte barriere tarrifarie e non tariffarie.
La Bosnia ha un piccolo accesso al mare, un lembo di costa adriatica lungo circa 22 chilometri e quindi il settore ittico è limitato alla pesca nei fiumi e nei laghi interni, il resto viene importato.
Il paese non è autosufficiente per quel che riguarda il settore agroalimentare quindi è un importatore netto in questo settore. La gran parte dell’interscambio avviene con i paesi limitrofi ex appartenenti alla Federazione Jugoslava: Croazia, Slovenia, Montenegro e Serbia.
Nel 2016 la Bosnia ha esportato prodotti agricoli, beni alimentari e bevande per un valore di 526 milioni di Euro a fronte di importazioni per 1.517 milioni di Euro con un disavanzo di 991 milioni di Euro.
Nel 2016 l’Italia ha esportato in questi settori per un valore di 57 milioni di Euro a fronte di importazioni per 55 milioni di Euro con un leggero avanzo a nostro favore.

 

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PRODOTTI AGROALIMENTARI e BEVANDE

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