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LITUANIA

MERCATO AGROALIMENTARE: BREVE INTRODUZIONE

La Lituania fa parte dell’Unione Europea e dal 2015 ha aderito anche all’Eurozona. La Lituania è la più grande delle repubbliche baltiche. Ha una superficie complessiva di poco superiore ai 65.000 km quadrati e circa 2,9 milioni di abitanti.
L’84% della popolazione è di etnia lituana, il 6,6% sono polacchi, il 5,8% russi e il resto di altre etnie.
La Lituania per quasi tutta la sua storia ha fatto parte dell’impero zarista. Dopo la Rivoluzione d’Ottobre e la fine della Prima Guerra Mondiale la Lituania, come gli altri due paesi baltici limitrofi: Lettonia ed Estonia, diventarono indipendenti. Ma, con lo scoppio del Secondo conflitto mondiale, fu invasa prima dai sovietici, poi dai tedeschi e poi di nuovo dai sovietici infine, nel 1944, fu annessa all’Urss.
I Lituani si opposero, anche con forme di resistenza armata all’Armata Rossa fino agli Anni Cinquanta e il paese cercò di salvaguardare la sua identità nazionale anche durante tutto il periodo del regime comunista.
Con lo scioglimento dell’Urss nel 1991 la Lituania recupera la sua indipendenza e inizia un processo di trasformazione del suo sistema da economia pianificata a economia di mercato con grandi piani di privatizzazione. Ormai, a quasi tre decenni da allora, la Lituania si è ben integrata sia nell’Unione Europea che nell’Eurozona. La sua economia è cresciuta molto anche se resta un gap in termini di reddito con i paesi dell’Europa occidentale.
Nel processo di transizione sono aumentate anche le disuguaglianze sociali. Inoltre le difficoltà economiche, che comunque il paese ha dovuto affrontare, hanno portati molti lituani ad emigrare all’estero, principalmente verso altri paesi europei più ricchi, ma non solo. Ci sono stati anche fenomeni di migrazione di una parte delle minoranze slave, russe ed ucraine, che sono rientrate nei loro paesi d’origine anche perché la convivenza interetnica non sempre è stata facile. Il paese ha perso circa il 20% della sua popolazione e quella attuale è all’incirca sui 2,9 milioni di abitanti.
Il PIL della Lituania è cresciuto negli ultimi anni ad una media superiore a quelli degli altri paesi dell’Eurozona: del 2,9% nel 2014, del 1,9% nel 2015, del 2,3% nel 2016, del 3,5% nel 2017. Le previsioni per il 2018 sono di una crescita tra il 3 e il 4%.
La disoccupazione è di poco inferiore all’8%, il debito pubblico attorno al 40% del PIL, quindi un valore basso rispetto agli altri paesi europei.
Nel 2015 il paese ha dovuto affrontare il grosso problema della riduzione drastica delle sue esportazioni verso il mercato russo. Da un lato il basso costo delle commodities energetiche sui mercati internazionali, principale prodotto d’esportazione per la Federazione Russa e, dall’altro, le conseguenze politiche ed economiche della crisi geopolitica tra Russia ed Ucraina, con l’atto di annessione unilaterale della Crimea alla Federazione Russa, hanno causato in quel paese una pesante recessione. Le sanzioni occidentali alla Russia, a cui anche la Lituania ha aderito, hanno causato un crollo drastico delle esportazioni soprattutto di prodotti agroalimentari, ma anche il settore dei trasporti e della logistica hanno risentito del calo degli scambi commerciali con il vicino russo. Basti dire che l’export di prodotti agroalimentari verso la Russia nel 2015 è diminuito del 62%.
Il settore primario, agricoltura, allevamento, pesca, silvicoltura producono il 3,3% del PIL.
Il paese ha condizioni climatiche e terreni particolarmente favorevoli alle coltivazioni agricole, si produce soprattutto: grano, barbabietole da zucchero, colza, lino, segale, patate. Si stanno diffondendo le produzioni biologiche.
L’intero settore ha subito negli ultimi decenni, cambiamenti strutturali, dalla privatizzazione subito dopo l’indipendenza, alle nuove regole della PAC, la Politica agricola comune dei paesi dell’UE.
Le attività agricole risultano sempre meno attrattive per i giovani che abbandonano le campagne. Il settore soffre ancora di una produttività troppo bassa e le produzioni lituane hanno difficoltà a competere sui mercati internazionali.
Un altro problema è l’eccessiva frammentazione proprietaria che non consente l’adozione di tecnologie e macchinari più moderni come anche di sfruttare le economie di scala.
La silvicoltura ha una certa rilevanza in Lituania considerando che un terzo del territorio è ricoperto da foreste, con produzione quindi di legname che viene anche esportato verso i paesi limitrofi: Germania, Svezia, Polonia.
Il settore della pesca è anche molto importante, sin dall’epoca sovietica.
Il settore dell’allevamento dall’indipendenza ad oggi è stato fortemente ridimensionato. I capi bovini sono passati da 2,4 milioni a circa 400.000, i suoni da 2,7 milioni a 900.000 e anche la produzione avicola è passata da 17,5 milioni a 11 milioni. Si è anche ridotto il numero delle aziende di allevamento ma è aumentata la dimensione media di queste aziende.
Per quel che riguarda l’agroalimentare spiccano il settore della produzione della carne e del latte, di birra, tabacco, oli vegetali, zucchero, conserve vegetali. Il settore della trasformazione alimentare era molto sviluppato nel paese durante il periodo sovietico, con l’indipendenza è stato fortemente ridimensionato.
Circa un 40% della produzione agroalimentare è destinata alla esportazione in prevalenza verso paesi come Russia, Bielorussia, Ucraina.
Da segnalare il settore della produzione di birra molto cresciuto soprattutto grazie all’installazione nel paese di impianti produttivi di grandi gruppi scandinavi a cominciare dalla danese Carlsberg.
La crescita economica del paese negli ultimi 25 anni ha modificato anche le abitudini di consumo facendo crescere la domanda di prodotti importati estranei alle tradizioni locali come il vino, l’olio d’oliva, gli agrumi.
Anche i consumatori lituani sono sempre più attenti alle tematiche salutistiche ed ambientali e questa sensibilità sta facendo crescere sia il mercato dei prodotti biologici, sia l’importazione di prodotti tipici della dieta mediterranea.
I principali prodotti esportati dall’Italia in Lituania sono: vini, paste alimentari, caffè, prodotti ortofrutticoli, olio d’oliva, salumi.

 

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