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IRLANDA

MERCATO AGROALIMENTARE: BREVE INTRODUZIONE

La Repubblica d’Irlanda è un piccolo paese con circa 4,6 milioni di abitanti, di cui un milione e mezzo circa concentrati nell’area metropolitana della capitale Dublino, che ha conquistato la sua indipendenza dal Regno Unito nel 1921 ma le regioni settentrionali, l’Irlanda del Nord, fanno ancora parte del Regno Unito.
L’Irlanda aderisce sia all’Unione Europea che all’area Euro.
Paese in gran parte pianeggiante, in cui le temperature, nonostante la latitudine, non sono eccessivamente rigide in quanto subisce l’influsso mitigatore della calda Corrente del Golfo. Tuttavia il clima anche se non particolarmente freddo, è molto piovoso.
Ha complessivamente circa 4,6 milioni di abitanti di cui 600.000 sono stranieri residenti nel paese provenienti soprattutto da altri paesi dell’Unione Europea.
La stragrande maggioranza della popolazione, l’84% è di religione cattolica.
Per secoli l’Irlanda è stato un paese di emigranti, un paese povero di risorse, soggetto al dominio della Corona britannica, sovrappopolato dove si allevavano pecore e si producevano patate e poco altro.
A partire dalla seconda metà degli anni Novanta l’Irlanda ha conosciuto uno sviluppo economico molto intenso fino allo scoppio della crisi del 2008-09, tanto è vero che veniva chiamata “la tigre celtica” per le sue strabilianti performance economiche. Puntando sullo sviluppo del settore finanziario, su quello immobiliare e su liberalizzazioni e facilitazioni fiscali, che favorivano l’insediamento di aziende estere, in pochi anni il paese ebbe un notevole aumento del reddito medio pro capite, furono creati migliaia di nuovi posti di lavoro e si innescò un flusso di consumi che a sua volta faceva crescere l’economia. Fino all’autunno del 2008.
L’Irlanda fu infatti uno dei paesi più pesantemente colpiti dalla crisi economica internazionale del 2008-09.
La recessione colpì soprattutto il settore immobiliare e delle costruzioni, quello manifatturiero e il settore bancario-finanziario.
Il Governo fu costretto a nazionalizzare alcune banche per evitarne il fallimento e nel novembre del 2010 il paese fu costretto ad accettare un piano di aiuti finanziari da parte della cosiddetta Troika (FMI, Fondo Monetario Internazionale, UE, Unione Europea e BCE, Banca Centrale Europea) che misero a disposizione 85 miliardi di Euro in cambio di un piano di riforme strutturali durissime dal punto di vista sociale.
Dal 2013 l’economia ha ripreso a crescere prima con un +1,4%, poi nel 2014 il salto è stato di +5,1%, nel 2015 del +4,8%, nel 2016 del +3,8%, per il 2017 si prevede una crescita del +4,9%.
Nel giro di 30 anni l’Irlanda da un paese di emigranti, molto protezionista e strettamente dipendente dal punto di vista economico dal Regno Unito è diventata un paese molto aperto agli scambi internazionali con aliquote fiscali molto basse che hanno favorito molto gli investimenti stranieri soprattutto statunitensi.
Il settore primario produce l’1,6% del PIL, ed è concentrato sull’allevamento, soprattutto di bovini con produzione di carne, latte e derivati.
Soltanto il 17% del territorio irlandese è coltivato. Tra le produzioni principali ci sono: frumento, avena, farro, orzo, utilizzato nella produzione della birra e del whisky, patate, barbabietole da zucchero. Rilevante la produzione zootecnica che può contare su ampi territorio destinati a prato e pascolo, con allevamento soprattutto di bovini (più di 8 milioni di capi), seguiti da ovini (circa 6 milioni di capi), suini e pollame.
L’agricoltura, che versava in condizioni piuttosto arretrate fino a qualche decennio orsono, si è oggi modernizzata ed è altamente produttiva anche se la gran parte delle aziende agricole sono di piccola e media dimensione e a conduzione familiare.
Importante è anche il settore della pesca con esportazione di salmoni, baccalà, ostriche, aragoste, frutti di mare, gamberi,
Il settore alimentare è uno dei principali settori manifatturieri irlandesi con una elevata propensione all’export. Si producono e si esportano soprattutto latticini e prodotti lattieri-caseari, carni soprattutto bovine e di agnello, insaccati. L’80% della produzione di latticini e di carne bovina viene esportata. L’Irlanda è anche il maggior produttore ed esportatore all’interno dell’Unione Europea di latte in polvere per l’infanzia.
Il principale mercato di sbocco dell’export irlandese è quello britannico destinazione del 40% dell’export agroalimentare, un altro 30% si dirige verso i paesi dell’Unione Europea.
Nel 2015 il Governo irlandese ha lanciato il programma Food Wise 2025 con l’intento di rilanciare il settore agrolimentare e aumentare le esportazioni.
L’obiettivo di questo programma decennale è quello di far crescere il settore del food & beverage creando nuovi posti di lavoro e il tutto rispettando le regole della sostenibilità ambientale. Ma soprattutto l’obiettivo più ambizioso è quello di far crescere le esportazioni dell’85%, portandole dai circa 12 miliardi di Euro attuali a 20 miliardi di Euro entro 10 anni.
Per quel che riguarda gli scambi commerciali con l’Italia nel 2016 abbiamo esportato derrate agricole, prodotti alimentari e bevande verso l’Irlanda per un valore di circa 152 milioni di Euro ma abbiamo importato per 363 milioni di Euro con un avanzo a favore dell’Irlanda di circa 211 milioni di Euro.
I principali prodotti che gli irlandesi importano dall’Italia sono vini, pesce, olio d’oliva, frutta e verdura, insaccati, prodotti da forno, formaggi, miele.

 

 

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