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IRAN

MERCATO AGROALIMENTARE: BREVE INTRODUZIONE

L’Iran è un paese abbastanza grande con un’estensione di oltre 1,6 milioni di km quadrati, una popolazione di 81 milioni di abitanti e un reddito medio pro capite nominale di circa 5.000 Euro che però, calcolato in termini di PPA (parità di potere d’acquisto) praticamente triplica.
Il paese è dotato di enormi risorse energetiche: petrolio e gas. Governato dal 1979, dopo la fine del regime dello Shah, da una teocrazia islamica, il paese coltiva grandi ambizioni geopolitiche. Diventato ormai una potenza regionale esercita la sua influenza politico-militare nella regione mediorientale in maniera sempre più attiva a cominiciare dall’intervento diretto a fianco dei russi a sostegno del regime di Assad nella guerra civile siriana. Ma l’Iran è importante anche perché rappresenta il principale paese musulmano scita, l’altra grande corrente, assieme a quella sunnita, nella quale si divide il mondo islamico. Sempre più sta emergendo, negli ultimi anni, oltre al contrasto storico con Israele anche un dissidio sempre più profondo con l’Arabia Saudita, principale paese sunnita per l’egemonia nella regione del Golfo Persico.
Fino al 2015 il paese era soggetto a sanzioni internazionali, abolite da gennaio 2016, dopo un accordo sullo stop allo sviluppo dei progetti nucleari iraniani.
L’Iran è il secondo paese al mondo per riserve di gas ed è il quarto per produzione petrolifera. Durante il periodo delle sanzioni che colpiva anche le esportazioni energetiche il paese ha sofferto molto con un calo drastico del PIL e una forte crescita dell’economia sommersa.
L’andamento dell’economia è molto legato a quello dei prodotti energetici che rappresentano i principali prodotti d’esportazione.
Molto forte è la presenza dello Stato nell’economia anche attraverso le coiddette Bonyad, delle specie di fondazioni di tipo religioso che gestiscono importanti settori dell’economia iraniana.
Il venir meno delle sanzioni ha ridato slancio all’economia del paese e ha aperto nuove opportunità in tutti i settori compreso quello agroalimentare.
Dalla fine delle sanzioni nel 2016 il PIL iraniano ha ripreso a crescere a ritmi del 4-5% all’anno che si prevede continueranno anche nei prossimi anni. Il milgioramento della situazione economica, la crescita costante della popolazione, la crescente urbanizzazione e l’ascesa sociale ed economica di una classe media sempre più ampia avranno effetti positivi anche sulla domanda di prodotti agroalimentari.
L’agricoltura, l’allevamento e la pesca sono settori molto importanti dell’economia iraniana producono il 9% del PIL ma impiegano il 18% della popolazione attiva.
Soltanto il 15% della superficie del paese è coltivabile e un altro 25% è adatto a pascolo. Vasti territori sono desertici, oppure coperti da laghi salati, da catene montuose o da foreste. Anche le condizioni climatiche del paese sono estremamente variabili, nelle zone nordoccidentali le temperature sono molto fredde e in inverno stazionano regolarmente sotto lo 0 mentre nell’altopiano centrale iraniano, nelle regioni meridionali e in quelle a ridosso del Golfo Persico le temperature possono raggiungere nei mesi estivi i 50° sopra lo zero.
Anche le precipitazioni piovose sono distribuite in maniera molto diseguale tra le varie aree.
La grande varietà climatica si accompagna a una grande varietà anche dei terreni per cui si distinguono aree, come quella a ridosso del Mar Caspio, con precipitazioni abbondanti e buone risorse idriche con un’agricoltura intensiva ad altre aree come quella dell’altopiano centrale con sistemi di irrigazione artificiale e piccole enclave in cui si concentrano le coltivazioni ad altre aree dove prevalgono i pascoli.
L’agricoltura iraniana ha però alcuni problemi strutturali che possiamo riassumere in questi termini: insufficienza di terreni agricoli, carenza di adeguate risorse idriche, tecniche di coltvazione antiquate, carenza di tecnologie moderne, bassa meccanizzazione, scarso utilizzo di fertilizzanti. Un altro problema è rappresentato dalla frammentazione proprietaria, il 93% delle aziende agricole sono piccole aziende con un’estensione inferiore ai 10 ettari.
L’arretratezza del settore agricolo e quindi la povertà diffusa in molte aree rurali hanno determinato flussi migratori verso le aree urbane che negli ultimi decenni si sono ingrandite a dismisura. Ormai il 73% della popolazione iraniana vive nelle aree urbane.
Grazie comunque alla grande varietà sia climatica che di territori l’Iran produce una gran varietà di prodotti: granoturco, mais, riso, orzo, cotone, datteri, fichi, noci, nocciole, canna da zucchero melegrane, fagioli, colza, soia, patate, pomodori, cetrioli, olio d’oliva, meloni, uva, verdure, barbabietole da zucchero, olive, spezie, tè, erbe medicinali, carni bovine e pollame, ecc. oltre a eccellenze come pistacchi, di cui è il maggior produttore mondiale e zafferano.
Il settore della trasformazione alimentare produce il 4% del PIL, molto importante è il settore lattiero-caseario con produzione di: latte, yogurt, panna, formaggi, doogh, una tipica bevanda a base di yogurt e acqua molto diffusa nei paesi di quell’area, che vengono anche esportati soprattutto verso la Russia, l’Iraq, l’Afghanistan, il Pakistan, il Qatar ma anche Canada e Regno Unito.
L’Iran è anche il primo produttore di zafferano (90% del raccolto mondiale) con circa 185 tonnellate annue.
Nonostante tutto la produzione nazionale di derrate agricole, prodotti alimentari e bevande riesce a garantire soltanto il 70% delle necessità nazionali per cui il paese è un importatore netto di questi beni, con un deficit annuo in questi settori che è pari a circa 6 miliardi di Euro.
La produzione interna è sufficiente in alcuni comparti come il pollame, i formaggi, il latte ma è carente in altri come il granoturco, il pesce, la frutta, i foraggi.
Gran parte delle importazioni agroalimentari dell’Iran provengono dall’India, soprattutto frutta e verdure ma per quel che riguarda i cereali i maggiori fornitori sono il Brasile in primis, seguito da Argentina ed Ucraina.
L’Italia esporta trattori, macchinari agricoli, macchinari per l’industria alimentare. Soltanto il 2-3% circa dell’export italiano riguarda prodotti agroalimentari anche se va detto che questo export è più che decuplicato negli ultimi dieci anni.
L’Italia esporta soprattutto olio d’oliva, mangimi, altri oli vegetali, dolciumi, aceti, pasta.
Infine va ricordato che l’Iran è un paese islamico ortodosso per cui è vietato il consumo di carne di maiale e derivati come anche sono vietate le bevande alcoliche.
Il mercato iraniano offre buone opportunità sia per chi intenda esportare prodotti agroalimentari che macchinari, attrezzature e tecnologie per l’agricoltura e l’agroindustria, tuttavia è un mercato molto difficile, con forti barriere sia tariffarie che non tariffarie, normative burocratico-amministrative complesse e farraginose e un contesto culturale e religioso che va studiato e compreso per evitare fraintendimenti e incomprensioni.

 

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